Alla scoperta dell’iridescenza delle falene africane


Quando sentiamo parlare di insetti, la nostra reazione spontanea è quella di ribrezzo e distacco mentre se la parola insetto viene sostituita dalla parola “farfalla”, ci dimentichiamo completamente della sensazione avvertita in precedenza e il nostro cervello costruisce un’immagine colorata e positiva, trasmettendoci una sensazione piacevole.


Farfalla? No, falena! Chrysiridia rhipheus, la più bella del Mondo.
Fig.1 Esemplare di Chrysiridia rhipheus

Un bellissimo esempio di lepidotteri colorati lo ritroviamo all’interno del genere Chrysiridia, il quale comprende due specie paleotropicali africane: Chrysiridia croesus e Chrysiridia rhipheus.
Se andassimo a fare un giro all’interno del continente africano, come fecero gli scopritori di queste due bellissime falene diurne, ritroveremmo C. croesus in Tanzania e Kenya e C. rhipheus in Madagascar.
Dru Dury è il nome dell’entomologo inglese che descrisse per primo la specie endemica del Madagascar durante una sua spedizione nel 1780. Durante il mandato di due anni, dal 1780 al 1782 come presidente della Society of Entomologists of London, rilevò l’attività di argentiere dal padre e con il ricavato che mise da parte potette, nel 1789, ritirarsi dall’attività per concentrarsi completamente sulla sua passione: l’entomologia.

Dru Drury



Dru Drury - Wikipedia
Fig.2 Ritratto del famoso entomologo ed illustratore scientifico Dru Drury

Dury però commise un errore nella classificazione di questo lepidottero inserendolo all’interno del genere Papilio appartenente alle farfalle. Questo errore è giustificato dall’anomala attività diurna della falena, in quanto solitamente le falene sono attive dalle ore crepuscolari fino all’alba. Nel 1823, Jacob Hübner inserì il lepidottero all’interno della famiglia Uraniidae, sotto il genere Chrysiridia.
In natura, la differenza tra farfalle e falene, è spesso evidente e lascia poco spazio a dubbi o errori poiché le falene presentano una colorazione sui toni del marrone o grigio. Quando però si tratta di specie tropicali le eccezioni aumentano esponenzialmente e infatti, il genere Chrysiridia presenta una particolarità molto affascinante: l’iridescenza delle sue coloratissime ali.


Questione di pigmenti

Ci si potrebbe chiedere come mai le ali delle farfalle, e di alcune falene, sono così colorate e la risposta è da ricercarsi all’interno della biochimica e della fisica!
La biochimica ci spiega perché noi vediamo alcuni insetti con una moltitudine di colori oppure con una colorazione omogenea di colore rosso, arancione, giallo, viola o azzurro. La colorazione di questi insetti dipende da quale tipo di pigmento, detto anche biocromo, hanno assorbito durante l’alimentazione. Il colore rosso/ arancione o giallo è dovuto ai carotenoidi presenti nelle piante e fiori, il blu dalle antocianine, mentre la colorazione violacea è data dall’astaxantina (carotenoide prodotto naturalmente da un’alga di acqua dolce, Haematococcus pluvialis, sotto stress ossidativo, come forte esposizione solare o presenza d’acqua salata).
La fisica invece ci spiega un fenomeno ottico davvero affascinante, l’iridescenza. Questo tipo di colore si definisce come strutturale, poiché è dovuto dalla diversa rifrazione delle onde elettromagnetiche sulla superficie pluristratificata chitinosa degli insetti, lepidotteri compresi. Spostando l’insetto che presenta questo tipo di colorazione possiamo vedere come i colori cambiano in base all’angolo della luce che incide sulla superficie delle ali, passando da blu accesso a un colore violaceo/verdastro ad esempio.
Come menzionato in precedenza per poter vedere in natura questa bellissima specie di falena bisogna recarsi in Madagascar, rendendola di fatto una specie endemica (specie animale o vegetale situata esclusivamente in una zona) e di notevole interesse per i collezionisti di tutto il mondo. La sua ecologia è davvero sorprendente poiché la larva si nutre esclusivamente delle foglie del genere Omphalea. La pianta è presente in Madagascar con 4 specie, le quali sono tutte fonte di cibo per la larva di C. rhipheus. Questa pianta appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae, notoriamente conosciute come piante tossiche. La larva di C. rhipheus si ciba esclusivamente delle sue foglie e accumula le sostanze tossiche al suo interno, mantenendole fino allo stadio adulto (imago). La colorazione così evidente dell’adulto viene definita aposematica in quanto segnala ai predatori, principalmente uccelli, che è nociva e non commestibile.
Pur restando in un’area limitata, questa specie dà luogo ad una migrazione incredibile di migliaia d’individui dalla costa occidentale a quella orientale dell’isola, alla ricerca della pianta nutrice per l’ovodeposizione. Abbiamo menzionato prima che vi sono quattro specie del genere Omphalea in Madagascar, tre sono situate nella parte occidentale dell’isola dove è presente una vegetazione decidua secca (vegetazione stagionale con perdita di foglie), mentre l’altra specie si trova nella regione orientale, interessata dai venti monsonici sempre carichi d’acqua ed è sempreverde, attirando gli adulti durante la stagione secca per l’ovodeposizione. Gli adulti invece si cibano dei frutti di Mangifera indica, la pianta del famoso frutto tropicale: il mango.
Insomma, se doveste programmare un viaggio in Africa orientale o in Madagascar osserverete con uno sguardo più critico e consapevole queste splendide falene, un vero trionfo di colori!







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