L’importanza dei progetti di conservazione delle specie animali


Come è facile intuire, nel XX secolo non vi era una certa sensibilità socioculturale nei confronti delle specie animali e ancor meno verso quelle vegetali. L’unico pensiero era rivolto allo sfruttamento delle risorse che il pianeta offriva, in particolar modo il suolo ed i suoi giacimenti petroliferi formatosi durante milioni di anni, grazie alla decomposizione delle piante.
L’interesse economico del suolo come mezzo di arricchimento e sostentamento della popolazione portò ad un sovrasfruttamento del suolo per mano di agricoltori e cacciatori, mettendo in serio pericolo l’esistenza di moltissime specie animali e vegetali.
Oggi parleremo di un animale, e tutto l’ecosistema collegato ad esso, che precipitò verso il tunnel dell’estinzione negli anni ’70 del secolo scorso e che ora, grazie ad un progetto di conservazione di altissimo livello, sta riuscendo ad appropriarsi del suo territorio sottratto anni fa da noi. Il suo nome scientifico è Mustela nigripes, in arte il furetto dai piedi neri.



Fig.1 Esemplare di Mustela nigripes adulto, si possono notare le zampe nere e la tipica mascherina nera sul viso dalla quale prende il nome di “bandito della prateria”


Si tratta di un piccolo carnivoro endemico del nord America, dal Canada al Messico, il quale vive in fosse nel terreno scavate da lui stesso e con abitudini predatorie notturne. La sua dieta si basa al 90% di cani della prateria, Cynomys sp.



Fig.2 Esemplare di cane della prateria, in questo caso si tratta di Cynomys ludovicianus

Durante gli anni ’60 e ’70 il governo statunitense approvò l’uccisione, tramite avvelenamento nelle tane, di questi piccoli mammiferi poiché accusati di essere portatori della peste selvatica trasmessa dal batterio Yersinia pestis. Oltre a questa pesante accusa, il povero cane della prateria si è dovuto far carico di altre forti accuse come il danneggiamento dei capi da bestiame a causa delle buche nel terreno e che rovinasse i raccolti dei contadini. Queste accuse, come potrete ben capire, basterebbero a far fuori qualsiasi animale al mondo. Fortunatamente la ricerca scientifica ha permesso, attraverso numerosi studi, di affermare l’esatto contrario di quello sostenuto dagli agricoltori e allevatori di bestiame.





Fig.3 Strage di cani della prateria autorizzata dal governo statunitense durante gli anni ’60, si poteva arrivare fino a 1600 individui uccisi al giorno.


Il cane della prateria svolge un ruolo chiave all’interno dell’ecosistema delle praterie, garantendo la buona aerazione del suolo e fertilizzazione tramite i prodotti fecali. Inoltre, è stato dimostrato che bisonti e animali da pascolo preferiscono mangiare l’erba in prossimità delle tane dei cani delle praterie poiché l’erba rimane sempre allo stadio giovanile, più nutriente, grazie alla continua azione di foraggiamento dei cani della prateria.
Tutta questa spiegazione sulla preda del furetto serve a far capire il ruolo chiave che può avere una preda per il suo predatore, infatti la popolazione di furetto dalle zampe nere in quegli anni subì un drastico declino demografico fino alla quasi estinzione. Nel 1981 un cane portò al suo padrone un furetto catturato nel suo ranch, il padrone rimase sbalordito poiché la specie si diede per estinta solo due anni prima, nel 1979. Da quel momento partì il progetto di conservazione del furetto dalle zampe nere attraverso il ripopolamento degli individui in cattività. Erano rimasti solo 18 esemplari in natura e da questi fondatori ora la popolazione conta circa 8000 individui in cattività e 700 in natura. Un risultato davvero impressionante, visto i pochi esemplari di partenza.
All’inizio ci furono molte difficoltà, negli anni ’80 i furetti morivano a causa del raffreddore e influenza trasmessa dall’uomo poiché venivano trattati senza le necessarie precauzioni sanitarie, ovvero senza mascherina e guanti in lattice per evitare la contaminazione. Altro aspetto importante fu quello genetico, una popolazione che può contare su solo 18 esemplari ha una variabilità genetica molto bassa e quindi nel caso in cui insorgesse una malattia risulterebbero molto vulnerabili.
Con il passare degli anni, la ricerca scientifica permise di individuare gli errori commessi e le difficoltà che ne derivavano, portando ai risultati citati in precedenza.
Il furetto dalle zampe nere ha una aspettativa di vita intorno ai 3 anni che può raggiungere i 7-8 anni in cattività. Il processo di reintroduzione degli individui consta di numerosi passaggi: svezzamento dei cuccioli, vaccinazione e cure veterinarie, processo di pre-condizionamento e infine il rilascio in natura.
La fase cruciale per verificare se un individuo possa essere rilasciato è quella del pre-condizionamento, dove i furetti di circa 4 mesi d’età passano un mese circa in un ambiente semi-naturale. Si tratta di recinti forniti di buche e tubi i quali simulano l’ambiente naturale dell’animale ed in questa fase si testa il comportamento predatorio degli individui introducendo cani della prateria nel recinto. Una volta completata questa fase gli individui sono pronti ad affrontare la realtà ed il tasso di sopravvivenza è molto basso, anche a causa dei suoi predatori naturali come coyote, gufo della Virginia, tasso per citarne alcuni.



Fig.4 Recinti di pre-condizionamento dei furetti dalle zampe nere dove rimangono per circa un mese.


Il progetto di conservazione funziona molto bene negli USA con ben diversi centri in Colorado, Wyoming, Utah e South Dakota. Per quanto riguarda la situazione in Canada purtroppo il progetto fallì un paio di anni fa dopo aver ottenuto ottimi risultati, che portarono ai biologi coinvolti nel progetto a credere in un successo riproduttivo della specie in natura. Purtroppo, l’inverno, la peste e le predazioni furono le cause che estinsero localmente la popolazione di furetti.


Fig. 5 Range di distribuzione del furetto dalle zampe nere in Canada, USA e Messico in colore verde militare, mentre i pallini gialli rappresentano i siti di reintroduzione della specie. Come si può notare dall’immagine, gli USA ricoprono il ruolo dominante per la conservazione del furetto dalle zampe nere.


Questo progetto è un modo per sdebitarsi nei confronti del furetto e tutte le specie ad esso connesse, facendo in modo che l’uomo riacquisti un po’ di umanità perduta.





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